Alessandro Calabrese è un artista e fotografo la cui pratica artistica segue un approccio anti- narrativo. Interessato a distruggere le immagini con rappresentazioni figurative che sfumano nell’astrazione, destruttura il processo usuale di creazione del linguaggio fotografico. In alcune occasioni sperimenta sacrificando la propria autorialità e delegando ad un algoritmo la ricerca delle immagini, in altre è lui stesso a realizzarle.

Le opere esposte presso gli uffici del Volvo Studio Milano sono una serie di stampe intitolate “Hierarchy of Genres”. L’idea fondamentale alla base della creazione e sviluppo della Gerarchia di Genere nelle arti figurative dal XVI secolo in poi è stata la distinzione tra la creazione visiva che anela verso l’ideale, verso lo sforzo intellettuale che “rende visibile l’essenza universale delle cose” e quella che si limita al ritratto del reale, alla riproduzione delle sue apparenze.

Nella creazione di questo progetto, Alessandro Calabrese è partito dalle sei categorie che compongono le Categorie di Genere: Pittura Storica, Pittura Ritrattistica, Pittura di Genere o scene della vita quotidiana, Pittura Paesaggistica e di città, Pittura di animali e Natura Morta, dividendole poi in due gruppi. Per tre di loro ha creato un archivio di immagini da lui stesso realizzate, mentre per le altre tre ha creato un archivio di immagini prese dal web, avendo come discrimine la scelta di un solo soggetto per categoria.

Una volta composto l’archivio, ogni immagine viene stampata in formato A4, su carta fotografica lucida, dal lato sbagliato: questo fa si che l’inchiostro non penetri nella fibra della carta, costringendo l’immagine in un limbo latente, temporaneo ed instabile. L’unico modo di dare permanenza e stabilità ad una composizione finita è di fotografarla nuovamente, riprodurla meccanicamente.

“Hierarchy of Genres”, solo in apparenza un esercizio di stile, si inserisce bene nell’onda lunga della ricerca sull’inconscio tecnologico e sul ruolo del caso all’interno del processo di produzione creativa, processo esso stesso sempre più mediato dalla presenza tecnologica nei suoi vari stadi. La tensione visiva tra astratto e figurativo fa qui da cornice ad una riflessione sul metodo, in cui la tecnica diventa in qualche modo meta- protagonista e matrice del risultato visivo. La selezione presentata al Volvo Studio Milano include un gruppo di immagini appartenenti alla stessa categoria, quella della pittura di genere, da Alessandro sintetizzata con fotogrammi da film in cui le persone si abbracciano. Sono apparenze visibili, molto reali, che vengono riprodotte inesattamente nell’intento di spingere la carica figurativa fino al limite dell’astrazione, senza però mai caderci dentro completamente, riuscendo sempre a percorrerne il confine.

Alessandro Calabrese, laureato in architettura, vive e lavora a Milano. E’ assistente alla docenza presso l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo. Insegna presso NABA, Milano. Artista visivo, predilige lavorare con immagini e parole, talvolta con le proprie, in altri casi con quelle altrui delle quali si appropria. Tra le principali mostre si segnalano quelle inerenti al progetto A Failed Entertainment e appartenenti al ciclo Foam Talent 2015, Amsterdam. Espone a Roma presso il Museo MACRO e il MAXXI, in occasione del Premio Graziadei. Nel 2017 presenta la prima personale Impasse presso la galleria Viasaterna, in cui viene messo in mostra il lavoro inedito The Long Thing, e a cui seguono, tra le altre, le mostre presso Palazzo Reale per il Premio Cairo nel 2018 e la collettiva After Monet al Mart di Rovereto nel 2020. E’ rappresentato dalla galleria Viasaterna. Pubblica i suoi libri principalmente con la casa editrice Skinnerboox. Si occupa della programmazione di Condominio, uno spazio dedicato alla fotografia contemporanea a Milano.

Gallery fotografica

HIERARCHY OF GENRES
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