È chiaro il concetto?

Il suo nome è suggestivo: Rocket, razzo. Il suo stile non di meno. Osservando bene questa ardita coupé si nota che la sua parte anteriore è la stessa della Volvo 1800.

Il prototipo, realizzato nella seconda metà degli anni ’60 dalla carrozzeria italiana Frua, prefigura la Volvo 1800 ES del 1971. La quale, come la Rocket, mantiene la metà anteriore della coupé d’origine e ha un posteriore specifico, con il portellone privo di cornice in lamiera giacché è costituito dal solo lunotto apribile.

La vettura di serie riprende i concetti innovatori della concept innestandoli su un corpo vettura che manterrà inalterata anche la parte bassa delle fiancate del modello d’origine.

È probabilmente la più celebre di tutte le concept Volvo, la VESC (Volvo Experimental Safety Car) del 1972.

Facile riconoscerci, in embrione, i tratti somatici della Volvo Serie 200 che sarebbe seguita due anni più tardi, con il frontale inclinato all’indietro e i paraurti ad assorbimento di energia molto sporgenti.

Autentico laboratorio viaggiante sulla sicurezza stradale, la VESC integrava - oltre a idee di stile - soprattutto una quantità straordinaria di contenuti assolutamente all’avanguardia per i tempi: airbag frontali, freni antibloccaggio, barre antintrusione nelle porte, sterzo collassabile.

Dove ci siamo già visti? Sulla Volvo 760, nel 1982. Le sue forme squadrate e decise, con un volume anteriore cuneiforme, vennero anticipate — due anni prima — dalla VCC (Volvo Concept Car), una station wagon “cut back” (con sbalzo posteriore molto ridotto) mossa da un motore sovralimentato con consumi ed emissioni particolarmente contenuti.

Ancora una volta, quindi, un prototipo di ricerca non si limita ad annunciare in che direzione andrà lo stile delle vetture del futuro ma integra ugualmente soluzioni tecnologiche che, in breve volgere di tempo, diventeranno la regola per le Volvo di tutti i giorni.

Shoulder, spalla: lo chiamavano così, lo “scalino” sul fianco che, a partire dalla prima generazione della Volvo S80 (1998), avrebbe caratterizzato numerosi modelli della marca.

Nel caso specifico, la preview di questa soluzione stilistica arrivò con molto anticipo rispetto ai tempi del modello di serie.

La Volvo ECC (Environmental Concept Car), disegnata in California e presentata nel 1992, traduceva in modo concreto uno dei valori più cari alla Volvo — il rispetto dell’ambiente — con numerose caratteristiche tra cui un powertrain ibrido (turbina a gas e motore elettrico) e una massa contenuta grazie alla costruzione in alluminio. In più il sistema Dynaguide anticipava i GPS.

Si assomigliano come due gocce d’acqua, la prima Volvo XC90 (2002) e la Volvo ACC (Adventure Concept Car) che la precedette nel marzo 2001.

Lo studio di stile, che già proponeva inalterate le proporzioni e numerosi dettagli di finizione della vettura di serie, si permetteva giusto lo sfizio di calcare la mano su una caratterizzazione più marcata dei particolari off-road: cerchi a canale invertito, pneumatici tassellati. Il resto delle differenze era una faccenda di scelte cromatiche e di allestimenti interni.

Fu un test molto importante, quello della ACC, per valutare le reazioni del pubblico visto che la XC90 sarebbe stata la prima vettura SUV a marchio Volvo.

Volvo Concept Coupé: si chiamava così la seducente sportiva del 2013 che sfreccia in questa immagine.

Non ne è derivata una vettura di normale produzione in senso stretto (cioè con carrozzeria a due porte e padiglione basso), però numerosi stilemi sono stati poi ricondotti su tutte le Volvo di serie successive, a iniziare dalla XC90 di seconda generazione. Ci si ritrovano la calandra leggermente concava, i fari con il motivo stilistico del martello di Thor, i fianchi modellati.

La Concept Coupé è stata la prima di una trilogia di prototipi che comprendeva anche Concept Estate e Concept XC Coupé. E che, dal punto di vista tecnologico, annunciava i concetti della piattaforma SPA.