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Genealogia delle coupé

Nasce dal francese couper, tagliare, il nome della più classica tra le carrozzerie sportive. Ecco come si sono evolute in casa Volvo

La prima coupé Volvo è la P1800 del 1961 (di cui, sullo sfondo, vediamo un esemplare giallo appartenente all’ultimo anno di produzione).

Stile italiano (dovuto alla carrozzeria Frua) di grande impatto e motore brillante (un 1,8 litri da 96 cavalli) ne decretano il successo. Diventa anche una star del cinema: è l’auto di Roger Moore nella serie tv “Il Santo”.

Nel 1971 viene affiancata, e poi sostituita, dalla 1800 ES (in primo piano e a sinistra), che grazie alla carrozzeria shooting brake associa i vantaggi della coupé a quelli della station wagon. Nei primi anni viene assemblata in Gran Bretagna, dopo di che la sua costruzione è centralizzata in Svezia.



C’è di nuovo tanta Italia nella 262C (1977-1981), interessante esempio di sportiva direttamente derivata da una berlina (la 264, ossia la variante a sei cilindri della prolifica Serie 200).

La disegnò un atelier torinese, Coggiola, e fu un altro carrozziere piemontese, Bertone, a costruirla perché i volumi di produzione amatoriali di questa vettura non erano adeguati all’organizzazione degli stabilimenti svedesi, impostati su modelli dai volumi importanti. Il suo motore era il PRV di 2,7 litri.

Fino al 1979 era solo argento con tetto in vinile nero; nel 1979 arrivò questa nuance oro integrale (e vennero ristilizzati i gruppi ottici posteriori).



Terza tappa italiana per le coupé Volvo: anche la 780 (1985-1990), come la precedente 262C, è infatti opera della carrozzeria Bertone. Che però questa volta non si limita a costruirla: l’ha anche disegnata.

Pur non rinnegando, nello stile, l’ispirazione alle berline della Serie 700, è frutto di un disegno totalmente autonomo.

Oltre che per gli interni sontuosi, la 780 si fa notare per essere una delle rarissime coupé che, in alternativa ai motori a benzina a quattro e a sei cilindri, aspirati e turbocompressi, è disponibile anche con un turbodiesel, un genere di propulsore che negli anni ’80 conosce un’ampia diffusione in ogni categoria di mercato.

Sono talmente diffuse, negli anni ’80, le coupé, che la Volvo arriva a proporne due quasi in contemporanea, su due classi evidentemente diverse, e con altrettante difformità in termini di stile, tecnica e contenuti.

Nel 1986 debutta la 480, che rimarrà sulla scena sino al 1995 e che è il primo modello a trazione anteriore e motore trasversale della marca. La sua linea molto sportiva e originale occhieggia, nella parte posteriore, al lunotto-portellone della 1800 ES del 1971.

I fari sono a scomparsa, i posti quattro su altrettante sedute singole: le dimensioni sono compatte, la personalità abbonda.



La 480 è da poco uscita di scena quando la Volvo torna a proporre una coupé.

Lo fa con la prima generazione della C70, offerta sia con questa carrozzeria sia nella variante cabriolet. Resterà in produzione sino al 2002 (sino al 2005 in versione convertibile): la caratterizzano un design fluido e raccordato e una scelta di motori esclusivamente a cinque cilindri in linea di 2 e 2,4 litri.

Strutturalmente, questa sportiva è collegata alla serie 850 e successive (S70-V70) delle quali non a caso mantiene l’interasse di 2,66 metri: un passo lungo e ben disteso che significa grande spazio abitabile e una stabilità di marcia di livello superiore.



Si chiama nuovamente C70 la coupé Volvo presentata nel 2005 al Salone di Francoforte.

Nonostante l’identificativo sia lo stesso è tutta un’altra vettura, anche perché stavolta sono due carrozzerie in una: non più coupé oppure cabriolet, ma una coupé-cabriolet con hardtop ripiegabile elettricamente in tre parti in 30 secondi.

Questa volta la parentela meccanica è con la Serie S40-V50, alla quale la nuova C70 si ricollega anche in termini di estetica del volume anteriore nonché della plancia, con la caratteristica (e bellissima) consolle centrale “a vela”, ultrasottile, che dissimula uno spazio portaoggetti. La produzione continua sino al 2013.

È la prima crossover Volvo, la C40 Pure Electric, oltre che il primo modello progettato in modo specifico per l’alimentazione unicamente elettrica.

Ed è l’interpretazione moderna della coupé nella nostra epoca la quale — anche sui modelli con una forte rastrematura posteriore — predilige vetture dallo sviluppo verticale di una certa importanza e una seduta di conseguenza panoramica. I due motori elettrici di cui dispone erogano una potenza di sistema di 204 cavalli, un ouput in linea con le più dinamiche coupé del recente passato.

Ulteriore indizio che, anche quando ci sposta tanto avanti, quello che è successo sino a ieri serve da guida per orientare il domani.



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