Un carico di fashion

240 SW, trendsetter del mercato

Alla Serie 200 (1974-1993) è spettato il singolare compito di imporre le station wagon come fenomeno di costume sul mercato italiano

Non eravamo molto sensibili alle station wagon, noi italiani: le consideravamo perlopiù mezzi da lavoro.

Fu pertanto straordinario quello che accadde negli anni ’80. Quando le Volvo della Serie 200, trascinate dalla reputazione di solidità del marchio e dalle forme senza tempo delle loro generose carrozzerie, iniziarono a diventare dei veri e propri fenomeni di moda. Nato nel 1974, il modello si chiamava in origine 245 (l’ultima cifra indicava il numero delle porte).

Solo nel 1983 la numerazione venne semplificata in 240 per tutte le varianti.



Una parte non trascurabile, nel successo italiano della 240 SW, lo ha la versione Turbo lanciata con il model year 1981: è la prima station a montare un motore a benzina sovralimentato sul nostro mercato.

Nel 1982 la sua cilindrata scende da 2127 cm3 a 1986 cm3, il che consente di evitare l’Iva “pesante” (35% invece di 18%) che al tempo grava, in Italia, sulle vetture oltre i 2 litri.

L’ottima erogazione della potenza, grazie a una turbina a bassa inerzia, e l’assetto più rigido la rendono una station wagon realmente sportiva. In cui versatilità, immagine alla moda e piacere di guida convivono in perfetta armonia.



Nel corso della carriera la serie ha subito continui aggiornamenti, tecnologici ed estetici.

A partire dal model year 1983 la calandra ha smesso di seguire la linea dei fari per uscire di sagoma, diventando più importante e conferendo maggior evidenza all’iron mark. Il cofano ha di conseguenza assunto una nervatura centrale in rilievo che aggiunge dinamismo al volume anteriore.

E che occhieggia allo stile dell’ammiraglia 760 da poco presentata: evoluzione, continuità e integrazione nel resto della gamma.

Meno conosciuta, da noi, la 265 che — seguendo la nomenclatura della prima fase del modello — è la Serie 200 con motore a 6 cilindri e carrozzeria a 5 porte.

L’abbondanza di cromature (anche sugli archi ruota) ne sottolinea lo status, al pari dei fari rettangolari montati quando ancora la 245 li aveva tondi. La sua cifra tecnica, molto significativa, è il motore PRV: un progetto comune di Volvo, Peugeot e Renault, da cui la sigla.

La 265 è la prima station Volvo ad adottarlo, inizialmente nella variante 2,7 litri a carburatori da 125 cavalli. È anche la prima station wagon della marca mossa da un plurifrazionato.