Ti conosco, mascherina

La griglia frontale

Com’è cambiata la parte forse più caratterizzante delle Volvo. Tra evoluzione e recupero di valori del passato.

Pensateci: sono veramente poche, le marche di automobili che hanno una riconoscibilità immediata come ce l’hanno le Volvo.

Buona parte del merito è della griglia frontale, che in tanta parte della nostra oramai centenaria storia ha sempre segnato in modo molto personale il “volto” di ogni vettura. Questa è una PV 652 del 1929. La Volvo esiste solo da due anni eppure la mascherina (anzi, più esattamente il radiatore vero e proprio, che allora era esterno, e non all’interno del vano motore) integra l’iron mark e la diagonale che ne taglia trasversalmente la superficie.

Qui il nome Volvo è incastonato in una decorazione sotto il tappo.



Nel corso degli anni ’30 la diffusione della linea streamline determina la creazione di carrozzerie aerodinamiche con frontali spartivento, divisi cioè in due metà.

La Volvo PV 52 del 1937 abbraccia questo trend stilistico. Che comporta una radicale ridefinizione della grafica frontale: la parte centrale della griglia essendo piena e convessa non può contenere né il logo né la striscia cromata. Il primo viene riposizionato sul lato sinistro, con un disegno rinnovato e l’integrazione del nome Volvo al suo interno.

La seconda, semplicemente, scompare. Ma, come vedremo, solo temporaneamente.



La Amazon del 1956, che pure ha un linguaggio stilistico diversissimo dalla PV52 di vent’anni prima, recupera l’idea della griglia bipartita.

Solo che questa volta lo sviluppo è tutto orizzontale e la lamiera intagliata ha lasciato il posto a una grigliatura a maglie fitte, con tanto di profilo centrale molto spesso e bordo perimetrale cromato. Che si tratti di una Volvo non ci sono dubbi: non ci sono né l’iron mark né l’elemento inclinato, ma il nome è esposto con grande chiarezza e con un lettering distanziato.

Se per caso vi chiedete da dove venga la grafica delle scritte posteriori delle Volvo di oggi, ecco la risposta.

Nei primi anni sessanta le linee frontali delle Volvo si armonizzano alla perfezione con il resto della carrozzeria ma non presentano un family feeling che renda immediatamente riconoscibile qualunque modello come una Volvo.

Nel caso della P1800 /1800S (1961-1971) la calandra ha una doppia magliatura incrociata; per non interferire con l’intersezione delle barrette cromate, il marchio è compreso all’interno di una “pastiglia” triangolare con i bordi arrotondati posizionata sul bordo d’uscita del cofano motore.

Un modo per non risultare impattante e per lasciare la precedenza, da un punto di vista della lettura stilistica, alle linee dello specifico modello.



Già alla fine degli anni ’60 (con la 164) la Volvo recupera i medesimi stilemi delle origini: la mascherina viene “tagliata” dalla diagonale e ricompare l’iron mark.

Negli anni ’80, come dimostra questa 760, il logo è contenuto in un elemento quadrato perfettamente centrale. Sull’angolo in basso a destra è applicato quello che si può considerare come un secondo marchio di fabbrica, quello della sonda Lambda, simbolizzato dall’undicesima lettera dell’alfabeto greco e raccontato dalla scritta in inglese.

A partire da quest’epoca tutte le Volvo, pur con significative evoluzioni, conserveranno la medesima identità visuale.



Nel nuovo millennio l’iron mark acquista un’importanza molto maggiore: aumenta di diametro, esce dall’inquadratura e si collega a una barra trasversale molto più importante in termini di impatto sui volumi.

In questa XC60 model year 2011 il contorno della griglia ha una forma esagonale con i bordi arrotondati e una forte marcatura perimetrale cromata a filo con la carrozzeria e con la sporgenza del logo centrale, mentre invece la calandra è leggermente incassata.

Compare, sulla sinistra, il sensore dell’adaptive cruise control: la griglia non serve più solo a raffreddare il motore, ma diventa un supporto fisico per la guida assistita.

All’alba del più grande cambio di passo tecnologico della nostra storia — l’elettrificazione totale, con la rinuncia al motore termico — la calandra come l’abbiamo intesa per quasi un secolo non è più necessaria: l’unità elettrica, più semplice ed efficiente, non necessita dello stesso tipo di raffreddamento di un benzina o di un Diesel.

Il nuovo linguaggio stilistico inaugurato con la Volvo C40 Recharge si richiama ugualmente alla modellatura del frontale di quando c’era la mascherina, con un volume pieno in tinta vettura e un iron mark ristilizzato ancora più importante. Prova ne sia che le barrette cromate sono ora tornate più leggere.

È passato quasi un secolo, l’automobile non è più la stessa eppure, quando la guardi di fronte, capisci perfettamente quando si tratta di una Volvo.



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